OSSERVAZIONI ALLA SECONDA STESURA DEL  PIANO D’ASSETTO IDROGEOLOGICO (PAI) DELL’AUTORITÀ DI BACINO REGIONALE

(Deliberazione della G.R. n. 873 del 17/06/2003 pubblicato su B.U.R. n. 83 del 12/09/2003)

 

 

Considerazioni generali sugli allegati tecnici di attuazione

Un aspetto positivo relativo alla stesura del PAI è che lo stesso  è stato elaborato con una forte partecipazione delle Province e dei Comuni, e rappresenta un interessante esempio di collaborazione tra questi Enti e la segreteria tecnico organizzativa dell’Autorità di Bacino, istituita dalla Regione. Questo metodo dovrebbe proseguire nel tempo attraverso un percorso formativo specifico dei tecnici degli Enti Locali sulle problematiche relative al campo di azione del PAI; in tal caso, vi sarebbero due importanti ricadute:

-         Un miglioramento della professionalità dei tecnici operanti sul territorio, anche con riferimento agli aspetti ambientali;

-         Una linea di comunicazione diretta tra la sede decisionale (che determinerà i “Programmi Triennali di Intervento”), e le strutture che li dovranno utilizzare.

Tra gli altri aspetti positivi del PAI vanno ricordati:

-        Il rilievo critico del reticolo idrografico minore (Allegato A, pag.5);

-        Il forte utilizzo di strumenti informatici (GIS) per l’aggiornamento della situazione ambientale e la gestione “dinamica” dei dati;

-        La ricognizione relativa ai dissesti gravitativi (Allegato B) che ha consentito un’analisi preliminare della situazione dei dissesti ed una valutazione dei rischi attraverso l’attibuione di un “indice di pericolosità” e di un “grado di rischio”.

 

Tuttavia, vanno osservate alcune carenza su certi spetti centrali del PAI.

 

Per la difesa dalle esondazioni, l’intero impianto del PAI si basa su un “assetto di progetto” che dovrebbe essere definito in futuro per ogni fiume (Allegato A, pag.4). L’assetto individuato dovrebbe consentire di ottimizzare la gestione delle acque fluenti in termini di salvaguardia dalle piene, utilizzo razionale delle acque, parchi fluviali, ecc. Non viene però indicato come realizzare gli assetti di progetto (anche solo per bacini pilota), come finanziarli e con quali strutture realizzarli. Questo aspetto assume una importanza determinante in considerazionedelle carenze di dati aggiornati relativi ai problemi idraulici (misure di portata nelle sezioni, trasporto solido, ecc.) esistente nella Regione Marche. È probabilmente per non rimarcare questa situazione che, mentre per i fenomeni gravitativi sono state riportate 70 pagine di dati di base sui quali si è appoggiato il PAI (elaborato C), per gli aspetti idraulici non c’è alcun riferimento a dati disponibili da considerare a supporto degli interventi del Piano. Da queste considerazioni emerge l’importanza di capire contenuti, metodologie e finanziamenti disponibili per la realizzazione degli assetti di progetto dei fiumi marchigiani.

 

Nel quadro preliminare del fabbisogno economico per gli interventi (Elaborato E), la stima dei fabbisogni riportata in tabella a pag.14, elaborato C, è stata ricavata:

-        Per la mitigazione del rischio idraulico, dai costi degli interventi previsti per le aree R3 e R4, quali le manutenzioni, i monitoraggi, gli interventi sul reticolo minore, gli incentivi per la rilocazione, acquisizione ecc. L’etrema aleatorità delle definizioni e perimetrazioni delle aree considerate e del rischio connesso fanno ritenere le cifre ipotizzate assolutamente indicative.

-        Per le aree a rischio gravitativo R4 non si hanno elementi di valutazione sulle stime effettuate.

 

Un’ulteriore considerazione aggiuntiva riguarda la Sezione 5 dell’Elaborato A (Pag.29) “Aspetti climatici e idrologici”: a completamento delle voci “Individuazione dei regimi pluviometrici, fino a “la nivologia” è opportuno considerare l’utilità di pervenire alla “definizione delle Pioggie efficaci” che interessano il suolo, a livello di bacino considerato

 

Altre considerazioni sono necessarie in un ottica più strettamente ambientale.

 

Nel’intero documento i corpi idrici superficiali sono considerati prevalentemente nella loro componente idraulica, tralasciando in larga parte gli aspetti ecosistemici e, più in generale, ambientali.

I fiumi e gli altri corpi d’acqua supericiali sono, in qualsiasi contesto, parte di sistemi complessi regolati da dinamiche evolutive spesso imprevedibili. La necessità di considerare tali entità neanche solo come ecosistemi a sè, ma come parte di ecosistemi più ampi affonda le sue radici nel bisogno di comprenderne i meccanismi di dinamica al fine di poter intervenire in maniera opportuna ed efficace.

Al contrario, limitarsi ad aspetti “idraulici” considerando i corsi d’aqua quasi come elementi “ingegneristici” del territorio  rischia di spingere verso scelte inopportune, in quanto non inserite nel contesto complessivo.

In questo senso, la “rimozione” dall’alveo fluviale di vegetazione morta o di accumuli detritici, anche se apparentemente efficace nel breve periodo, rischia di essere una tipologia di intervento completamente inutile (con conseguente inutile dispendio di denaro). In effetti, l’aumento del deposito di limi e di altro materiale litoide, con conseguente innalzamento del fondale ed espansione dell’alveo, così come la riduzione complessiva della portata, sono fenomeni che non possono essere contrastati con interventi puntuali (sempre che venga dimostrata la necessità oggettiva di doverli contrastare) ma dipendono da cambiamenti nella gestione del territorio e nelle condizioni ambientali esterne, aspetti che esulano dal campo di competenza del Piano. Va in particolare considerato, come sottolineavano anche le “misure di salvaguardia” del Piano straordinario, contenute nell’allegato C alla D.A.C.R. n. 300 del 29/02/2000, che il prelievo di ghiaia dai corsi d’acqua non fa che aggravare i già consistenti problemi di erosione del litorale marchigiano dovuti a carenza di trasporto solido. Si ritiene pertanto che l’asporto di materiale dovrebbe essere limitato ai soli casi di assoluta necessità, previa valutazione di soluzioni alternative. Per tali ragioni, si considera altresì che la possibilità di vendere il materiale estratto possa essere un dannoso incentivo alla volonta di estrazione di materiale litoide; va pertanto esplicitamente impedita tale opportunità.

Un discorso più approfondito va fatto per la vegetazione riparia. In più punti viene infatti descritta la “pericolosità” della vegetazione riparia. Ad esempio si legge: “[…] Le cause che determinano le esondazioni, nonché le condizioni di potenziale esondazione, sono per la maggior parte dei casi dovute ad assente o scarsa manutenzione dei corsi d’acqua che risultano spesso intasati dalla presenza di vegetazione infestante e parzialmente ostruiti da accumuli detritici in alveo […] Pertanto nella quasi totalità delle situazioni di esondazione, gli interventi verosimilmente necessari potrebbero consistere […] nel ripristino della sezione di deflusso naturale del corso d’acqua attraverso una regolare manutenzione delle aree ripariali” (Elaborato a, allegato A, pag.10). O ancora: “[…] Si nota in generale, sia in alveo che sulle sponde la presenza diffusa di vegetazione (morta o viva), anche con tronchi di notevole dimensione, che in caso di piena favorisce lo sviluppo di rigurgiti o di erosioni di sponda” (Elaborato a, allegato A, pag.14).

Dire che la vegetazione è la principale causa di erosione è concettualmente sbagliato. La vegetazione crea turbolenza quindi, se è vero che da un lato favorisce l’erosione, è altrettanto vero che dall’altro favorisce il deposito. Inoltre, gli apparati radicali delle piante (e in particolare di talune specie di piante) frenano proprio l’erosione spondale: non a caso questo è uno dei principi alla base dell’ingegneria naturalistica, a cui si fa riferimento, tra l’altro, proprio nel PAI in più parti e specialmente nell’elaborato d, allegato B.

 

 

Osservazioni alla Deliberazione della G.R. n. 873 del 17/06/2003

 

Art.1, comma 2), punto a): si propone di aggiungere la parte in corsivo: “Interventi idraulici volti alla messa in sicurezza delle aree a rischio, ivi incluso il taglio della vegetazione limitatamente a quei casi in cui sia dimostrato che tale tipo di intervento è necessario alla messa in sicurezza e non sostituibile con altra tipologia di intervento più compatibile e comunque nel rispetto della normativa vigente in materia di biodiversità e forestazione”

 

Art.1, comma 2), punto f): si propone di cassare in toto tale comma. Permettere di costruire impianti di depurazione nella fascia di territorio inondabile può comportare, in caso di piena, gravi rischi per l’uomo (come lunghi periodi di inattività dell’impianto) e per l’ambiente (come rilascio di reflui ad alto carico di inquinanti)

 

Art.2, comma 3) si propone di aggiungere la parte in corsivo: “[…] nel rispetto delle vigenti normative tecniche e paesistico ambientali.

 

Art.2, comma 4), si propone di aggiungere la parte in corsivo: “[…] nel rispetto delle vigenti normative tecniche e paesistico ambientali.

 

Art.4, comma 1), si propone di aggiungere, al termine del comma, la parte in corsivo: “[…] In nessun caso tale materiale potrà essere venduto.

 

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